Carlo Verdone nei panni di Pasquale Amitrano, l’emigrato di Bianco, rosso e Verdone
Ci risiamo. Oggi ci mettono di nuovo in mano la matita copiativa. Oggi il potere torna – per qualche ora – al popolo. Che può dire se deve essere mantenuto a chi ce l’ha, oppure se si deve cambiare. Che può far tremare per un giorno (e magari stavolta anche per un tempo più lungo) quel potere che solitamente risiede altrove, oppure può confortarlo riconfermando la massima di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e del suo Gattopardo: «perché nulla cambi, tutto deve cambiare».
E’ il giorno in cui siamo tutti uguali. In cui tutti i voti contano allo stesso modo, e contano tutti per uno. E’ il giorno in cui si può sbottare come Pasquale Amitrano alla fine di Bianco, rosso e Verdone, o si può mettere dentro la scheda la fetta di salame con sotto scritto: allora mangiatevi anche questa.
Oppure, è il giorno in cui si può cambiare davvero. Ognuno sa come, dentro la propria coscienza che è l’unica cabina elettorale in cui né Dio né Stalin possono entrare. Soltanto noi stessi. Salvo poi avere cinque anni di tempo per pentirsene, o rallegrarsene.
Qualunque cosa stiate andando a votare……
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