Nel 1991 Rod Stewart pubblicò l’album Vagabond Heart. Conteneva un po’ di tutto, da canzoni inedite a canzoni riedite, a cover e a collaborazioni, come il duetto con Tina Turner di It takes two e quello con i Temptations in The Motown Song. Era una pietra miliare ed un punto fermo della sua carriera, nonché per lui il momento di un primo bilancio.
No man is an island, nessun uomo è un’isola, scriveva Rod nei suoi ringraziamenti citando il poeta John Donne suo conterraneo. Tra quei ringraziamenti in cui il cantante scozzese si profondeva nella copertina dell’album, c’era quello a suo padre, Robert Joseph Stewart, da poco scomparso.
La dedica del figlio è dolcissima: «Alla sua memoria, perché se non fosse stato per la sua lungimiranza nel comprarmi una chitarra per il mio quattordicesimo compleanno invece di una stazione per il mio trenino elettrico, a quest’ora sarei sempre fermo ad aspettare al binario numero tre (grazie per il tartan scozzese, papà)».
Letteralmente, Rod parla di tartan pride. Il tartan è il tessuto colorato di cui sono fatti i kilt, e quello degli Stewart in Scozia è uno dei clan più famosi ed importanti. In senso figurato, il tartan pride è l’orgoglio che deriva dal riconoscimento della propria ascendenza scozzese.
L’album si apre con Rhythm of my heart. E’ la cover di una canzone a sua volta riadattata da una melodia tradizionale, The bonnie banks of Loch Lomond. Lo struggente addio ad una fidanzata lasciata sulle rive del lago (bonnie in Scozia è un aggettivo equivalente a pretty, bella, ed è sempre usato in riferimento ad una figura o ad un’entità femminile), nella canzone cantata da Rod diventa una ballata che rende omaggio alla propria ancestralità. A tutto ciò che è venuto prima e ci ha resi quello che siamo adesso. Il tartan pride, la scottish heritage di Rod Stewart.
E l’equivalente che è in ognuno di noi. La canzone ebbe un successo tale da raggiungere i primi posti delle classifiche sa del Regno Unito che degli Stati Uniti. Le giovò tra l’altro poco tempo dopo essere scelta come colonna sonora di un film che a sua volta rendeva omaggio alla più famosa e simbolica delle leggende scozzesi.
Loch Ness è la storia della caccia a Nessie, il mostro che da tempo immemorabile si sospetta che viva nelle profondità del lago. La storia è delle più classiche. Lo studioso americano che arriva sul posto deciso a svelare il mistero, poi si innamora della bonnie landlady scozzese e quando incontra davvero Nessie dopo essere stato combattuto tra verità e sentimento opta alla fine per quest’ultimo, scegliendo di rimanere nella sua nuova patria e nella sua nuova famiglia, a custodire il suo nuovo segreto.
Il cerchio aperto a Loch Lomond si chiude dunque sulle bonnie banks di Loch Ness, con l’accompagnamento niente male della voce di Rod Stewart.
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