Virus letale sfuggito ad un laboratorio supersegreto, psicosi di massa, probabile o presunta catastrofe ambientale e sanitaria, sfiducia nelle autorità (che se la meritano ampiamente), treno in corsa senza nessuno alla guida, destinato ad un disastro all’insaputa dei passeggeri, soldati che rivolgono le armi contro i civili che avrebbero dovuto difendere.
Che cosa vi ricorda? No, non è il coronavirus, è un film di molti anni fa. Gli anni settanta, quando a pensar male di chi ci governava si faceva ancor meno peccato di adesso, e di sicuro ci si indovinava altrettanto spesso.
Cassandra Crossing fu uno dei capostipiti del genere catastrofico che all’inizio si era orientato più sugli aerei che sui treni, del genere complottista che aveva avuto nei Tre giorni del Condor il suo momento di maggior gloria, del genere si salvi chi può, che avrebbe avuto nei Sopravvissuti la sua celebrazione pochi anni dopo.
Cast stellare, con la nostra Sophia Loren coniugata Ponti – la Roberta Capua della situazione – a fare da splendida protagonista (per una volta anche misuratissima nella recitazione), Richard Harris eroe buono e Burt Lancaster eroe cattivo. La colonna sonora di Jerry Goldsmith, all’altezza come sempre: malinconia, angoscia e sentimento in parti rigorosamente uguali. Agitare, non mescolare, e ascoltare tutto d’un sorso.
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